di Diletta Bongiorno –

Penso che tutti siamo a conoscenza dei quattro vangeli canonici, che caratterizzano la religione cristiana, ma non tutti sappiamo dell’esistenza dei vangeli non sacri, anche detti apocrifi. Questi ultimi sono dei testi antichi che parlano della vita di Gesù, ma non sono stati accettati dalla Chiesa perché non rispettavano i canoni dell’ortodossia dei primi secoli. 

Questi testi non sacri ci raccontano della parte di storia che i vangeli canonici non menzionano. Proprio per questo, gli autori dei vangeli apocrifi si sono sentiti liberi di raccontare ciò che volevano, dando vita a storie piuttosto fantasiose .

Alcuni vangeli apocrifi parlano dell’infanzia di Gesù e di Maria: più precisamente il Protovangelo di Giacomo, tratta dell’infanzia di Maria, fino a quando viene data in sposa all’anziano Giuseppe, che si ritrova costretto a doverla portare a casa con se.

Il vangelo dell’infanzia di Tommaso, invece, percorre i miracoli compiuti da Gesù tra i 5 e i 12 anni di età. Quelli che vengono raccontati sono miracoli piuttosto bizzarri,  come quello che vede Gesù,  all’età di 5 anni, creare con l’argilla  dodici passerotti, sbattere le mani e farli volare via. Altri, invece, raccontano di alcuni scatti d’ira del piccolo Gesù, come quando fa seccare come un albero il figlio dello scriba perché gli aveva rovinato le dighe che aveva costruito, oppure quando uccide un bambino dopo che questo l’aveva urtato per sbaglio.

Nel nono capitolo si racconta di Gesù che, per dimostrare che in quel caso non era lui la causa della sua morte, ha fatto resuscitare (a calci) un suo amico, dopo che era caduto da una terrazza mentre giocavano, per poi lasciarlo morire di nuovo. 

Il cantante e compositore Fabrizio De André ha scritto un album ispirandosi proprio ai vangeli apocrifi, dal titolo “La buona novella”, che comprende dieci brani narranti soprattutto la storia di Maria; tra questi “L’infanzia di Maria”, cheriprende proprio il Protovangelo di Giacomo e lo trasforma prima in poesia e poi in musica. 

(http://www.fabriziodeandre.it/portfolio/la-buona-novella/ )

Conoscere i vangeli apocrifi rende più complessa la comprensione della vita di Gesù al di fuori dei testi religiosi ufficiali. La loro influenza nella cultura e nell’arte attuale mostra con quanta creatività la letteratura si sia dedicata alle principali figure bibliche, approfittando delle zone franche dei testi canonici. 

Anche se letteralmente il termine “apocrifo” significa “nascosto, segreto”, a differenza di quanto si possa pensare si tratta di una vasta letteratura (II -III sec. d.C) che comunque era conosciuta dai più. Nella religiosità popolare e nell’arte episodi riportati dagli apocrifi sono frequenti, basti pensare alla Cappella degli Scrovegni di Giotto al recente “Mistero Buffo” del Nobel Dario Fo. Al loro interno c’è anche tanta poesia. Come per esempio nello stesso Protovangelo di Giacomo (cap. 18) c’è il primo “fermo immagine” (diremmo oggi) raccontato dallo stesso Giuseppe al momento della nascita di Gesù:

“E trovò là una grotta e (ve) la condusse e fece restare con lei i figli suoi e andò a cercare una levatrice ebrea nella regione di Betlemme.

Ma io Giuseppe camminavo e non camminavo, guardai la volta del cielo, la vidi ferma e guardai l’aria, la vidi stupita: immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un recipiente abbandonato e operai sdraiati, con le mani nel recipiente, coloro che masticavano non masticavano, coloro che lo prendevano non lo sollevavano, quelli che lo portavano alla bocca non lo portavano; ma la faccia di ognuno era rivolta verso l’alto. Vidi pecore spinte innanzi, stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, la sua mano restò in alto e guardai la corrente del fiume, vidi capretti con la bocca poggiata sull’acqua senza bere e tutte le cose per un istante furono sospinte fuori del loro corso.”