di Gabriele Guerrieri

Voglio tornare al cinema. Non c’è altro pensiero che mi frulla in testa da mesi.
Come stai? – mi chiedono. Voglio tornare al cinema. – rispondo.
E la fidanzatina? Voglio tornare al cinema.
Perché sei sempre così scontroso? Voglio tornare al cinema. 
Tu lo fai il vaccino? Voglio tornare al cinema. 
Il mondo ci sta crollando addosso e tu non pensi ad altro che a voler tornare al cinema? Sì, ho quasi vent’anni e sono talmente tanto capriccioso, talmente tanto egoista da non riuscire a pensare ad altro: voglio tornare al cinema. 

Voglio tornare al cinema perché lo schermo del mio computer, dopo mesi di sessioni ossessivo-compulsive di binge watching su Netflix, mi sta stretto. Perché non bastano più la comodità del mio divano, il calore del mio piumone e la convenienza della mia cioccolata calda che non mi costa un occhio della testa quanto una Coca Cola al bar del multisala. Rivoglio gli avvincenti combattimenti braccio-braccio con il vicino per la conquista del bracciolo, il mal di collo da prima fila quando la visione di un film si trasforma nel concorso per il più seducente pomo d’Adamo e i debiti contratti ogni qual volta, per comprare un biglietto e la confezione mini dei popcorn, non mi basta neanche il cinquantone della nonna (quello per il gelato).

Voglio tornare al cinema ad orari improbabili, quando in sala siamo in tre: la vecchietta criticona che non apprezza una pellicola da quando è uscito La dolce vita, ma che va a vedere finanche il nuovo cinepanettone pur di non rinunciare alla sua poltroncina, l’omaccione di mezz’età alla Hitchcock, sfuggito dalle grinfie delle figlie adolescenti dipendenti dalle commedie romantiche da iperglicemia, ed il cinefilo intellò poraccio che ‘io solo il cinema d’autore’ e poi si gasa davanti al più caciarone dei blockbuster… ma solo per uno studio socio-demografico. Mi fischiano le orecchie.

Voglio tornare al cinema anche solo per riempirmele quelle le orecchie della soave sinfonia dei popcorn che si disintegrano tra le fauci del ruminante che mi siede accanto e per godermi il massaggio gratuito made by il recalcitrante equino della poltroncina di dietro. Che al confronto Zimmer e Spirit, il cavallo selvaggio, potrebbero darsi all’ippica. 

Voglio tornare al cinema, ritrovarmi imbottigliato in una fila chilometrica al botteghino a imprecare perchè sto perdendo le pubblicità iniziali (pago il biglietto anche per vedere i trailers!), entrare finalmente in sala e accomodarmi accanto a quella coppietta che per novanta minuti di film non fa altro che amoreggiare rumorosamente disturbandomi e ricordandomi che il poveraccio che va al cinema da solo (vai a capire perchè) sono io. 

Voglio tornare al cinema perché, come diceva qualcuno su qualche social qualche tempo fa, di questo film dell’orrore live action non ce la faccio più. Ridatemi la mia poltroncina rossa impolverata, rifugio dalle inquietudini del quotidiano.
Ridatemi il suono vibrante che riempie il rassicurante buio e che travolgente zittisce la baraonda che ho in testa e mi fa commuovere.
Ridatemi lo schermo gigante, magico portale d’accesso ad infiniti mondi in cui vagare estasiato.
Ridatemi il cinema e l’esperienza unica di vivere la settima arte in sala, suo (e mio) inalienabile habitat naturale. Ridatemi la possibilità di tornare a sognare.

Voglio tornare al cinema. E voglio tornarci ora! E se pensi che me ne infischi del contagio, della sicurezza, se mi scambi per uno di quei beoni negazionisti di strada, per uno di quei pagliacci no-mask da manicomio, ricordati di star leggendo lo sgangherato delirio di un cinefilo in astinenza da sala cinematografica. Sarà che con questa mascherina non mi arriva abbastanza ossigeno al cervello?

P.s.: se appena riaprono tutto sparisco per qualche settimana, sapete dove trovarmi.