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di Emanuele Carratta –

“Torneremo sulla Luna per scoperte scientifiche, vantaggi economici e ispirazione per una nuova generazione di esploratori: la generazione Artemis”. Queste le parole citate sul sito dell’Aeronautica Spaziale Americana, la NASA, nella pagina riguardante il programma Artemis, che vorrà portare l’uomo sulla luna entro il 2025. Questo programma sarà il gemello del programma Apollo, che portò il primo uomo sul nostro satellite nel 1969, e sarà diviso in tre missioni: Artemis 1, 2, 3.

Artemis 1 è stata la prima missione del programma, che consisteva in una prova del nuovo razzo, lo S.L.S. (Space Launch System) ideato proprio per questa missione. Il razzo è partito il 16 novembre scorso, dal Kennedy Space Center, senza equipaggio, e in circa 25 giorni ha fatto un giro intorno alla luna, per poi tornare sulla Terra.

La seconda missione si pensa avverrà a fine 2024 e consisterà in un lancio con equipaggio che compirà un altro giro intorno alla luna.

La terza missione porterà di nuovo degli esseri umani sulla luna e, come annunciato dall’azienda americana, vedrà l’allunaggio della prima donna e del primo uomo di colore.

Ma quali sono gli intenti di questa missione?

In primo luogo, Artemis punta a condurre studi approfonditi sulla superficie lunare per ampliare la nostra conoscenza sulle origini del sistema solare e le risorse presenti sul nostro satellite.

Inoltre, uno degli obiettivi principali è quello di sviluppare una base lunare a lungo termine, aprendo così la strada a una possibile futura missione su Marte. Questo richiede la progettazione e la costruzione di nuove tecnologie innovative per garantire il supporto vitale dei futuri astronauti, l’estrazione e l’utilizzo delle risorse lunari e l’esplorazione di regioni ancora sconosciute.

Artemis mira anche a coltivare un’ampia collaborazione internazionale, coinvolgendo partner come l’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea) per condividere risorse, conoscenze e costi.