di Camilla Cerasuolo –

In questi giorni l’attenzione dell’opinione pubblica è monopolizzata dal caso di Giulia Cecchettin, la ragazza veneta uccisa l’11 novembre dall’ex fidanzato.

Questo evento ha suscitato una grande empatia nella società, anche grazie ai numerosi annunci pubblicati dalla famiglia e al contributo dei social che hanno avuto lo stesso effetto di una cassa di risonanza.

Le persone hanno seguito con interesse la vicenda della ragazza da quando si pensava che i due giovani fossero in fuga o che si trattasse di un sequestro, fino al ritrovamento del corpo straziato.

Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Interno, dall’inizio dell’anno al 13 novembre in Italia sono state uccise già 102 donne.

Perché la 103esima vittima ha destato tanto clamore? Come mai è nato questo sentimento comune proprio verso di lei? Perché non si è trattato solo di un femminicidio, ma anche di una giovane vita spezzata che, per superare il dolore della morte della madre, si era posta come obiettivo la laurea; e perché chi ha compiuto questa mostruosa efferatezza ha la faccia pulita del “bravo ragazzo”.

La sorella della giovane, Elena, questa settimana ha in più occasioni espresso il proprio pensiero, affermando che anche lo Stato è colpevole perché non denuncia apertamente questi episodi e non fa sentire le donne al sicuro.Elena ha anche chiesto agli italiani di far sì che Giulia sia l’ultima di una lunga strage e che non sia morta invano. E alla fine è come se Giulia fosse la sorella o la figlia di tutti noi.

Molte scuole in tutta la nazione hanno aderito al minuto di silenzio per ricordare la ragazza e denunciare i femminicidi; l’Italia ha chiesto a gran voce un intervento da parte dello Stato per ideare una legge sull’educazione in modo da porre fine a questo fenomeno.

Così il governo sta pensando ad un piano per introdurre nelle scuole l’educazione sentimentale. Dovrebbe trattarsi di un percorso, svolto in sinergia da professionisti, per insegnare a riconoscere e gestire le proprie emozioni. Ciò permetterebbe ai ragazzi di tutte l’età di aprirsi col mondo esterno e di prendere consapevolezza delle difficoltà e dei limiti per poi superarli.