Sofia De Vitis e Federica Capoccia

Da sempre l’ambiente e l’uomo sono strettamente collegati. Basti pensare ai grandi cambiamenti climatici che hanno costretto la specie umana, nel corso delle ere, ad adattarsi, o a fenomeni attualissimi come la desertificazione, che minaccia la stessa abitabilità di intere regioni del pianeta. Oggi l’ambiente è in grave pericolo, e il rischio di un peggioramento irreversibile, soprattutto in rapporto all’essere umano, si fa sempre più concreto.
Allo scopo di occuparsi di questa problematica nasce, nel 1989, l’associazione Medici Per l’Ambiente. Per approfondire l’argomento, abbiamo intervistato il dott. Sergio Mangia, rappresentante per la Puglia dell’International Society of Doctors for the Environment – ISDE Italia.

Dott. Mangia, com’è nata questa associazione e di che cosa si occupa? L’Associazione è nata da un gruppo di medici italiani consapevoli che, per garantire la salute di tutti, bisogna porre l’attenzione sulla salvaguardia dell’ambiente. Questa associazione non mette al centro l’ambiente in quanto tale, ma i suoi possibili effetti negativi – patologici – sull’uomo. Essa, inoltre, riesce a conciliare esperienze e sensibilità diverse, unite da un comune obiettivo. 

In che modo l’ambiente influisce sulla salute delle persone?
Anzitutto, dobbiamo considerare che l’ambiente è parte integrante della nostra vita e si riflette in maniera diretta su ognuno di noi.  Ad esempio, se l’aria o l’acqua sono inquinate, anche le nostre cellule subiscono delle conseguenze. Questi effetti, in base a studi scientifici esatti, sono anche transgenerazionali, ovvero si trasmettono di generazione in generazione. 

Ritiene ci sia un legame con i tumori in età infantile?
Certo, i casi di tumori pediatrici sono in evidente aumento, non per un’esposizione diretta da parte dei bambini, ma a causa della modificazione epigenetica (vale a dire dei cambiamenti fenotipici ereditabili da una cellula) proveniente dai genitori che sono stati esposti ad inquinanti. 

Abbiamo parlato degli effetti che l’inquinamento provoca sulle persone. Ma qual è, nel Salento, la fonte maggiore di inquinamento?
Noi abbiamo un laboratorio a cielo aperto che è lo stabilimento Ilva di Taranto. Dagli anni ’50, questa città respira e mangia inquinanti che si trovano dappertutto, quindi anche nel nostro sangue. Dalle ciminiere di Taranto, vengono trasportati dai venti e si spargono in tutto il Salento, arrivando infine qui da noi. Oltre all’ex Ilva, i maggiori centri di inquinamento sono la centrale termoelettrica di Cerano e il cementificio COLACEM di Galatina.

Cosa può fare ognuno di noi per fornire il proprio contributo?
Ciò che ognuno di noi può fare si focalizza in tre parole: attenzione, sensibilità e consapevolezza. Esse dovrebbero guidare i comportamenti quotidiani rendendoli virtuosi. Il cambiamento non può essere, però, solo legato alla condotta di singoli individui, ma anche ai sistemi economici e produttivi a livello mondiale. Per esempio, i pesticidi di cui si fa un uso eccessivo nell’agricoltura intensiva, sono estremamente dannosi per la salute umana, ed ecco perché ci dovremmo orientare ad acquistare frutta proveniente da coltivazioni biologiche. Anche le onde elettromagnetiche dei cellulari provocano seri tumori, soprattutto al cervello, pertanto sarebbe opportuno limitarne l’uso. Molto altro ovviamente andrebbe fatto, ma ritengo che sia fondamentale che la sensibilità e l’attenzione su queste tematiche parta dai più giovani. Il futuro è nelle vostre mani!